Artista e fotografa, sperimenta fin dall’inizio della sua carriera l’uso di nuovi linguaggi che le permettono di approfondire temi legati alla memoria, all’identità e al linguaggio stesso della fotografia.
Pratica dominante nel suo lavoro è il recupero e la reinterpretazione di materiali d’archivio attraverso i quali non intende attuare una rievocazione nostalgica del passato ma proporre una nuova visione della realtà. Ha partecipato a mostre e festival in Italia e all’estero: Giornata del Contemporaneo (Madrid), Circulation(s) Festival de la Jeune Photographie Européenne (Parigi), Les Rencontres (Arles), Fotografia Europea (Reggio Emilia), Open House (Roma). Nel corso degli anni si è appassionata alle antiche tecniche di stampa fotografica su materiali alternativi, con le quali realizza vere e proprie installazioni. Ha realizzato numerosi libri d’artista ed opere, alcune delle quali sono entrate a far parte di importanti collezioni e pubblicate su riviste di settore.
Descrizione Opera: cm 40,5×59
Callotipia stampata a mano su carta Arches Platine Blanc, 310 gsm, 100% Coton, 4 bords frangés
Kochan è un nome. Quello del protagonista di un vecchio romanzo giapponese. Un diario di viaggio che accompagna il lettore alla scoperta dell’ identità e del corpo del protagonista. Kochan è anche il nome del progetto fotografico che ho iniziato nel 2016 quando ho scoperto che la New York Public Library aveva messo online una buona parte dei suoi documenti d’archivio. Il recupero e il riutilizzo di materiali sono i punti di partenza della mia ricerca e produzione artistica. Il lavoro che realizzo con i materiali d’archivio mi permette di creare nuovi universi e di raccontare, ogni volta, nuove storie, oltre ad essere un vero e proprio viaggio nell’immagine fotografica. Ho trascorso giorni interi tra carte geografiche, manoscritti e lettere. Ma è dalle mappe che sono stata attratta e, accompagnata dai loro segni e dalle loro tracce, ho deciso di affiancarle ad una serie di autoscatti.
In questo progetto anche io, come Kochan, ho cercato di immaginare il viaggio che ognuno di noi compie per affermare se stesso considerando il corpo come fosse un territorio da esplorare. Non è stato un percorso semplice, poiché il rapporto con il proprio corpo è complesso ed il viaggio che compiamo non è mai scontato.
Nata a Palermo nel 1981 Diplomatasi presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo nel 2003 e laureatasi in Storia dell’Arte presso Università degli Studi di Palermo nel 2009.
Nel 2016 fonda KAMart in residence Associazione no profit che promuove Residenze per artisti ed eventi artistico culturali.
Attualmente vive e lavora a Cereggio (RE). Galleria di riferimento Galleria Marelia, Bergamo
La sua ricerca comprende pittura, fotografia e ceramica. Nel 2010 espone This Location presso la Mojo Gallery di Dubai. Nel 2012 espone il progetto Presente Remoto presso Punto sull’Arte a Modena promosso da Emilio Mazzoli che ne edita il catalogo. Nello stesso anno partecipa con la Romberg alla fiera Cut/Log a Parigi e ad Art Verona, nel 2014 ad Off a Bruxelles.
Nel 2015 vince la prima edizione del premio Tina Prize con il progetto Women che espone presso la Smac di Roma a cura di Alberto Dambruoso, catalogo di Vanilla edizioni. Nel 2016, invitata alla prima sessione estiva di boCS Art, residenza artistica curata da Alberto Dambruoso, lavora al progetto pittorico Essenze, acquisito nella permanente del Museo d’Arte Contemporanea di Cosenza. Nel 2016 espone il nuovo ciclo di opere Insostenibile Leggerezza nella galleria ArteSi a Modena, a cura di Alessandra Redaelli. Nel 2017 espone nell’ambito del Festival della Filosofia nella collettiva Fucina Inside a la ranarossa 3.0, a cura di Alessandra Redaelli. Nel 2018 è finalista al Combat Prize. Espone nel 2018 il progetto pittorico Wild presso la sede della Confcommercio di Modena a cura di Francesca Baboni e Stefano Taddei.
Giacomo Modolo, 1988 è pittore. Laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia in Decorazione, attualmente vive e lavora tra Vicenza e Torino. Il suo lavoro è rappresentato dal 2015 da Crag Gallery di Torino.
“Baso la mia ricerca pittorica sul concetto di memoria, i miei lavori sono come appunti diversi, assemblati e talvolta discordanti. Raccolgo ispirazione dai dettagli: sia fotografici, che scarti di materiali o semplici pagine di diario. Mi piace raccogliere frammenti di memoria collettiva e mescolarli con il mio vissuto personale che, nella maggior parte dei casi, si traduce in ambientazioni e ritratti ispirati alla realtà di provincia. Non cerco soluzioni, ma l’armonia nella contraddizione e la permanente evoluzione pittorica”.
Titolo Opera: Green Cold River 2019 Tipologia Opera: Quadro
Descrizione Opera: Tecnica Mista su Tela, 70×50 cm
Green Cold River è un ciclo pittorico aperto e installativo, sul quale sto concentrando la mia ultima ricerca. Integra costantemente elementi, ne perde altri nel tempo e varia a seconda del luogo che la ospita. Sono le pagine personali di un diario che si esprime in frammenti di luoghi vissuti, dove si è consumata una storia. L’installazione lascia all’osservatore solo piccoli imput di lettura, non si svela e resta sospesa in un’atmosfera misteriosa, lagunare, fredda e crudele.
Portfolio
Green Cold River 2019 40x30cm Tecnica Mista Su Tela
Silvia Paci nasce a Prato nel 1990. Frequenta l’Accademia di belle arti di Firenze condeguendo una laurea in pittura. Dopo la laurea si trasferisce a Berlino dove segue dei corsi di pittura presso “KUNSTGUT Academy” e “Berlin art class” frequentando le classi del pittore Eoin Llewellyn. Nel 2016 viene invitata a Pechino per una residenza artistica sponsorizzata dalla galleria “The Showroom”. In quell’occasione realizza una mostra personale presso 318 INTERNATIONAL ART VILLAGE nel quartiere di Chaoyang ed una collettiva dal nome “KNOCK OUT” presso la galleria. Vive e lavora a Montemurlo (PO).
Titolo Opera: Fortnite, 2019 Tipologia Opera: Quadro
Descrizione Opera: 150×120 cm, olio su tela
Il titolo Fortnite fa riferimento ad un videogioco per bambini. Il gioco ha suscitato una polemica e sollevato un interrogativo riguardo a ciò che è reale e ciò che è immaginario. Soffermandosi sul fatto che, talvolta, la barriera è molto sottile. I bambini che hanno giocato a Fortnite hanno provato una forte dipendenza verso quest’ultimo e talvolta compiuto atti violenti. La mia opera, muovendosi nella dimensione dell’immaginario e del fiabesco, introduce elementi di realtà che evocano la distruzione e la problematica ambientale da un lato, ma anche il gioco e la rinascita dall’altro. Questa opposizione visiva mi aiuta a suscitare una domanda in colui che guarda: “Cosa è reale e cosa non lo è?”
Il mondo in cui viviamo si nutre di contrapposizioni creando ciò poi chiamiamo vita .