Navid Azimi Sajadi
Navid Azimi Sajadi (b. 1982, Tehran, Iran) is a graduate of Painting from the Faculty of Art and Architecture (Azad University, Tehran) before moving to Rome, later graduating from Accademia di Belli Arti di Roma in 2009.
He was awarded the Amedeo Modigliani Foundation Prize in 2009. He gained his Master of Fine Art in Multi Media Sculpture in 2013 from Accademia di Belle Arti di Roma, and in the same year was invited to the 9th Shanghai Biennale. In 2018, he was the winner of Premio Combat Museo G. Fattori 9th Edition in drawing and graphic field.
Opera in concorso

Titolo Opera: Senza Titolo
Tipologia Opera: Disegno
Portfolio
Penelope
Penelope, nome d’arte di Chiara Cocchi, artista bolognese, è stata ospite dell’ultima edizione della Biennale d’Arte di Venezia.
Laureata all’Accademia di Belle Arti di Bologna, Penelope ha iniziato la sua carriera artistica dapprima negli Stati Uniti, esponendo in istituzioni private e pubbliche, quale il Ringling Museum di Sarasota (Florida), e l’Italian Cultural Institute di San Francisco, parte del consolato italiano, per poi approdare al territorio italiano, con mostre al Museo della Musica di Bologna e a Palazzo Dandolo a Venezia.
Rappresentata da varie gallerie italiane, austriache, californiane, floridensi e messicane, l’artista si muove tra i due continenti, sviluppando un linguaggio artistico molto peculiare, che collega arte, scienza e filosofia.
Nata artisticamente come pittrice, sviluppa le sue opere utilizzando un linguaggio che spazia dalla pittura alla scultura, fino ad approdare a un’invenzione tecnica, chiamata ”Star Gate”, esposta per la prima volta alla Biennale d’Arte di Venezia. Quadri capaci di sfondare la parete con un gioco sensoriale e vertiginoso di specchi, queste opere mostrano mappe stellari e scritte filosofiche.
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Opera in concorso

Titolo Opera: Star Gate – Biennale di Venezia
Tipologia Opera: Installazione
Portfolio
Marika Ricchi
Nata a Cesena nel 1987, ha partecipato a diversi concorsi, mostre personali e collettive.
Ha conseguito il Diploma di I livello presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna con indirizzo scultura e il corso di scultura del Biennio Specialistico all’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Vincitrice della borsa di studio ‘Franco Zeffirelli’, ha perfezionato la sua formazione presso l’Academy of Art della Newington Cropsey Foundation e l’Art Student’ s League di New York.
Nel 2015 la prima personale “Un letto comodo”, dove presenta una selezione di opere inedite in marmo presso lo Studio Toselli di Bologna. La seconda personale è del 2017 alla Rocca Rangoni di Spilamberto.
Numerose in questi anni le partecipazioni a importanti mostre collettive come: “Premio Cramum” a Villa Bagatti Valsecchi, “Premio Arte 2017″a Palazzo Reale di Milano, Biennale di Soncino 2017, Premio Nocivelli 2017, Garten 2016 e 2018 presso villa Rovere di Correggio, il Premio Combat di Livorno e il premio Catel di Frascati.
E’ invitata nel 2015 a partecipare alla Biennale di scultura di Piazzola sul Brenta, nello stesso anno vince il premio internazionale di scultura E.Mannucci di Arcevia.
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Opera in concorso

Titolo Opera: Ahi!
Tipologia Opera: Scultura
Portfolio
Federica Poletti
Nata a Modena nel novembre del 1980. Laureata in Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2005. Ho partecipato a numerose mostre collettive e personali in gallerie private ed eventi pubblici
“La mia ricerca è inconscia e influenzata, in modo del tutto evocativo, da ciò che accade nel teatro interiore dei miei pensieri: il mio lavoro è ispirato al concetto di identità e di corpo come mezzo fisico e pensante di espressione di ciò che accade in ciascuno inconsciamente. Il mio mezzo espressivo si è evoluto in pittura, disegno e ceramica anatomica. Attualmente vivo e lavoro a Modena, Italia.
I protagonisti delle opere di Federica abitano un mondo piatto fatto di colori quasi monocromatici, talvolta arricchiti dalla presenza di pochi toni ricchi tendenti a enfatizzare l’ansia aggressiva ma allo stesso tempo poetica dei soggetti. Queste figure sono cariche di energia empatica capace di abbattere il muro della bidimensionalità della pittura, creando un messaggio profondo e angosciante, come un pugno nello stomaco alla realtà che si nasconde sotto la superficie, il suo vero volto.”
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Opera in concorso

Titolo Opera: Overwhelmed
Tipologia Opera: Quadro
Portfolio
Thomas Scalco
Thomas Scalco, è nato a Vicenza nel 1987. Dopo la maturità artistica, ha conseguito il diploma di primo livello in Arti Visive, indirizzo Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2011.
Nel 2014 ha conseguito il diploma di specializzazione in Pittura e Arti visive nella stessa Accademia, con una tesi che intrecciava il tema dell’Icona, il pensiero di Pavel Florenskij e la ricerca di Marco Tirelli. Durante il periodo di studi ha collaborato alla realizzazione dell’opera pittorica Oh Great Terrain! dell’artista statunitense Jim Hodges, in occasione della sua personale Love eccetera (2010), presso gli spazi della Fondazione Bevilacqua La Masa e nell’allestimento della mostra dell’artista Maurizio Donzelli, Metamorfosi (2012), negli spazi di Palazzo Fortuny .
Tra i maestri che più hanno influenzato il suo pensiero e il suo approccio all’arte durante gli anni di formazione, spiccano Luca Bendini e Remo Salvadori. Attualmente vive e lavora a Vicenza.
E’ rappresentato in Italia dalla galleria Villa Contemporanea di Monza e in Germania dalla galleria Luisa Catucci, con sede a Berlino.
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Opera in concorso

Titolo Opera: Senza Titolo
Tipologia Opera: Scultura
Portfolio
Antonella Zito
Sono Antonella Zito, ho 29 anni, sono di origine pugliese e vivo ad Amsterdam. Sono una grafica pubblicitaria, fotografa e video maker. Le mie tematiche artistiche, si ispirano alla psicologia e a tutto ciò che parte dal singolo individuo, fino ad arrivare a contestualizzarlo nella società e nell’ambiente. Le mie foto, vengono realizzate su un set fotografico, appositamente studiato e curato nei minimi dettagli, cercando di ricreare, situazioni vissute, ambienti e personaggi quasi surreali, che vengono raccontati, in un mondo introspettivo ribaltato verso l’esterno.
Fotografia proposta
Titolo: Desiderio represso da una società liquida
Descrizione: La società liquida rappresenta la massificazione che travolge tutto ciò che è differente, egregio, individuale, qualificato e selezionato. Chi non è come “tutti”, chi non pensa come “tutti” corre il rischio di essere emarginato. La società soffoca i pensieri del “diverso”, di chi si vuole distinguere dalla massa e vuole far emergere il proprio “io” con forza e determinazione. Il “diverso” sfida la società, la sua ignoranza credendo nella propria struttura interiore, ma uscendone sconfitto perché l’uomo nella propria fragilità percepisce i propri limiti. (Bauman)
Portfolio
Federica Gonnelli
Federica Gonnelli è nata a Firenze dove ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti. Vive e lavora tra Firenze e Prato, situazione di confine che ha caratterizzato il suo percorso artistico nei temi e nei componenti. Dal 2001 ha sviluppato una ricerca che si situa al limite tra le discipline canoniche delle arti visive, volta al superamento delle barriere, che relegano in compartimenti stagni le varie arti. Sovrapponendo vari elementi grazie alla trasparenza dell’organza, infatti, ha ampliando i suoi progetti con la realizzazione di installazioni e videoinstallazioni.
Fotografia proposta
Titolo: Confini Labili
Descrizione: Serie di fotografie a doppia esposizione.
2016. Ogni doppia esposizione della serie, come ogni velo, mostra, racconta qualcosa di diverso, ma allo stesso tempo impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa vi si cela dentro, dietro. Oltre il confine. In ogni fotografia di questo progetto ridisegno i confini. Rielaborazione che parte dai confini, dalla definizione e riconoscibilità della mia stessa identità, sovrapponendo al mio volto acque e nuvole. Metto in discussione me stessa e soprattutto metto in discussione quel rapporto tra contenuto e contenitore, che ha caratterizzato da sempre il mio percorso. In un movimento che contraddistingue ogni mia ricerca, utilizzo il dato, l’elemento autobiografico e intimo per permettere l’analisi generale del tema condiviso. Allo stesso modo ridisegno i luoghi e gli spazi abbattendo la linea di confine tra dentro e fuori, sopra e sotto, alto e basso, natura e artificio, vita e morte, materia e spirito. Edifici e costruzioni dell’uomo si fondono e confondono con la natura rigogliosa, nascono paradossi, le nuvole sono contenute dentro un edificio industriale o stazionano a terra sul grano. L’impossibile diventa visibile, facendo sorgere altri mondi dei quali dimenticare i confini, in un momento storico nel quale, invece, si vogliono costruire e ricostruire nuovi e vecchi confini.
Portfolio
Barbara Rossi

Barbara Rossi (Parma,1988) si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Lavora come fotografa di architettura in Germania. La sua ricerca personale si basa sull’osservazione e l’analisi delle relazioni tra uomo, territorio e tempo. Materiali della sua ricerca sono i segni lasciati dall’uomo sul paesaggio e sul tempo. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia. Ha pubblicato con Mario Adda Editore, domus e Wallpaper*. Ha vinto il premio Movin’Up2016 (MiBACT), SmArt Italy, e StepBeyond (ECF).
Fotografia proposta
Titolo: Changing Landscape
Descrizione: Changing Landscape è una ricerca fotografica che indaga le trasformazioni del paesaggio lungo la costa del Mar Rosso in Egitto.
Riflettendo sul concetto di sviluppo delle città contemporanee Changing Landscape indaga modi e forme in cui l’ambiente natruale e l’ambiente costruito interagiscono tra loro in un paese -l’Egitto- dove l’architettura è da sempre un tramite ideologico, una sorta di geometria sacra le cui forme rimandano alla relazione tra vita terrena e aldilà, i cui elementi comunicano con i sistemi solari e creano una corrispondenza con le stelle e i pianeti, avvicinando l’uomo a una natura superiore e divina. Il punto di partenza, condensato nel concetto di “uomo globale” è rappresentato da quei territori futuri, in divenire, come la costruzione di nuove città nel deserto e le periferie dei grandi centri urbani in cui sono state scattate le immagini, che sono soggetti a nuove interpretazioni e nuovi significati, sia per il singolo individuo che per la collettività. Partendo da queste basi Changing Landscape cerca quindi connessioni tra lo spazio antropizzato e lo spazio dove risiedono le radici, il mito, l’archetipo, creando una dimensione dove l’uno può nutrire l’altro. Usando la linea di confine del Mar Rosso come metafora del cambiamento costante (topograficamente rappresentata da una strada costiera che separa deserto e mare) , ho viaggiato per venti giorni da Suez al confine Sudanese, documentando le trasformazioni in atto e cercando momenti di grazia nella corsa del mondo contemporaneo. Il progetto è stato realizzato grazie ai fondi al premio Movin’Up indetto da MiBACT e GAI, e al premio Step Beyond della European Cultural Foundation.
Portfolio
Francesca Bonomini

Dopo il Liceo Artistico di Piacenza nel 2010 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera al corso di Scenografia dove si diploma con il massimo dei voti. Continua il percorso accademico con la specializzazione in Scenografia cinematografica e televisiva concluso ad Aprile 2017.
Prima e durante gli studi accademici si dedica alla ricerca artistica personale, usando sopratutto la fotografia e il computer, sperimentando linguaggi differenti, come il 3D e il video, ma sente il bisogno di non abbandonare la manualità continuando a disegnare a mano, a dipingere e a creare oggetti originali.
Fotografia proposta
Titolo: L’inganno
Descrizione: Il progetto si sviluppa in una sequenza fotografica che ci narra il senso di frustrazione, di oppressione e di prigionia che si crea nella società liquida, la sintesi di un movimento in atto e inarrestabile. Come in altri lavori precedenti, l’ispirazione viene dal lavoro sul corpo di artiste quali Francesca Woodman, Marina Abramovich e Shirin Neshat. Il corpo è avvolto, imprigionato quasi in sé stesso, rappresenta la condizione in cui si trova ognuno almeno una volta nella società odierna. La fine della sequenza corrisponderà anche alla liberazione ovvero all’uscita dalla società liquida… La stessa sequenza si può leggere anche al contrario: ovvero dalla libertà iniziale, si passa alla prigionia e alla gestualità tipica e nervosa di chi attende…
Dimensioni: 50cm x 35cm, stampa Fine Art
Portfolio
Nilo Australi

Nel 2012 si laurea con 110 e lode all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel corso di Pittura-Progetto di Andrea Granchi e Gianna Scoino. Ottiene il diploma europeo di Multimedia Designer seguendo il corso Il cinema si fa teatro finanziato dalla Regione Toscana e promosso dalla Società Cooperativa Giovani Valdarno. Ha collaborato con Fresnel Multimedia produzioni cinetelevisive.
Fotografia proposta
Titolo: Atlas Mundi
Descrizione: Spesso ci sfugge il senso o il significato delle azioni che facciamo quotidianamente, o meglio, diamo per scontato che dietro o davanti al presente non ci sia niente. Ma il presente che cos’è? Esiste davvero? Nel momento stesso in cui agisco l’azione è già passato, mentre quello che cerco di immaginare della mia vita è solo futuro. Il presente visto in questi termini diventa il vuoto, il nulla, e questa affermazione contraddice il punto a cui è arrivata la nostra civiltà occidentale che sembra condizionata a vivere solo di presente.
La scienza, che ha creato la tecnologia, ormai procede ad una velocità di pensiero stratosferica rispetto alle altre forme di espressione. Paradossalmente vivere nel presente dovrebbe significare il punto in cui tutte le emozioni si congiungono, ma ho molti dubbi che agli inizi del XXI secolo ciò sia possibile, per esempio la velocità con cui la Scienza si evolve è diversa da quella in cui si evolvono l’Arte, la Letteratura, e la nostra cultura occidentale in genere. Grazie alla scienza le nostre abitudini quotidiane sono cambiate ormai in modo irreversibile rispetto al passato, ma i nostri criteri per tradurla nella realtà si nutrono ancora di simboli e metafore inalterati da millenni. L’uomo ha sempre cercato di porsi dei perchè rispetto alla sua esistenza su questo pianeta rivolgendo lo sguardo verso il firmamento. Ha creato i suoi miti e le sue metafore attraverso la ritualità sciamanica dei nostri antenati che si sono messi a fissare le stelle generazione dopo generazione, alla ricerca di una risposta interiore all’esterno di se stessi, in questa convinzione spostando i limiti dell’immaginazione fino a porsi la domanda estrema se il vuoto esiste o meno. Eppure, se ci pensiamo bene, se prendiamo le distanze appena un momento dal presente così frenetico in cui viviamo tutti presi dai nostri problemi di pancia, scopriamo che in alcuni casi la scienza nella sua autonoma ricerca non ha fatto altro che confermare tutto quello che gli antichi hanno costruito intorno ai propri miti grazie all’immaginazione.
Atlas Mundi è un piccolo atlante cosmico sul superamento dei limiti spaziali, temporali e semantici. La nostra società globalizzata o viene ripensata o è destinata ad un lento ma inevitabile declino, per ripensare intendo ricostruire un rapporto profondo con la natura, facendo riemergere quei conflitti e quelle contraddizioni mai affrontate in modo definitivo. Il contrasto che risulta accentua la realtà come valore simbolico sul quale riflettere per immaginare un diverso rapporto contemplativo, in equilibrio, tra natura e mente umana, esterno ed interno, dimensione spaziale e temporale, finito ed infinito. In fondo il corpo fino dall’antichità è il luogo ed il confine attraverso il quale l’essere conosce e incontra il mondo. L’uomo oggi è sparito. La sua presenza si manifesta attraverso dei frammenti immaginati come elementi architettonici legati\nal mito e al cosmo che reinterpretano lo spazio fissato dalle immagini, creando un dialogo poetico visionario tra paesaggio e forma mentis. Nei lavori affiorano simboli, riletti attraverso l’immaginazione, riguardanti l’uomo ed il suo rapporto con il firmamento; richiamano il rapporto con l’infinito e il vuoto, con l’assoluto. Le parole in greco antico (richiamo alla tragedia classica Greca e Romana) presenti in alcune opere sono una dimostrazione del bisogno artistico contemporaneo – ma saldamente legato alle origini – di comprendere l’esigenza di conoscere il proprio destino di uomini, dando un senso all’esistente mediante il concetto di un continuo divenire.